domenica 21 febbraio 2021, h 19:15
Conferenza di Angelo Floramo
Letture Fabiano Fantini
Musiche Riccardo Pes
Sembra che il Friuli, in fin dei conti, questo sia: un intreccio di frontiere che si sovrappongono e si ridisegnano mutevolmente. Frontiere naturalistiche, geografiche, linguistiche, antropologiche, culturali, anche religiose. Frontiere, non confini. La Storia purtroppo, nella cruda violenza di chi ne decreta i destini, ha troppo spesso tracciato solchi e trincee, ha eretto palizzate, bastioni, muri, delimitandoli con garitte e filo spinato, facendoli presidiare da uomini armati, spesso venuti da lontano, che nulla avevano a che fare con la storia e la civiltà di queste terre. Dove finiva la terra degli Illiri e dove cominciava quella dei Celti? I castra romani presidiavano terre e controllavano strade, ai contorni dei loro “municipia” si sono sovrapposti quelli delle prime pievi cristiane lasciando che nuove frontiere scorressero tra il Vangelo e i miti dei popoli pagani. E poi Patriarcato di Aquileia e Venezia, Signori di Gorizia e Marca Trevigiana, Regno d’Italia e Impero Austro-Ungarico, Terzo Reich e Repubblica Sociale Italiana, Italia e Jugoslavia, la cortina di ferro, oggi ancora Slovenia e Carinzia ma nel seno di un’Europa che dovrebbe essere unita, terra e cielo, acqua dolce e acqua salata, montagna e pianura, colline e marcite. Quante altre linee invisibili ancora ci sarebbero da tratteggiare? Queste sono le domande che si pone una breve storia del Friuli. Tra lo smarrimento della suggestione e la ricerca dell’identità.
Lo smarrimento della suggestione e la ricerca dell’identità
Il romanzo in friulano di Carlo Sgorlon. Tra Friuli, Europa e Islam
La questione linguistica nel “De vulgari eloquentia” di Dante