sabato 31 ottobre 2015, h 21:00
La chiesa di Santa Croce, a Casarsa, custodisce un’antica lapide nella quale si ricorda con sgomento che nel settembre del 1499 “furono li Turchi in Friuli”. Com’è noto il giovane Pasolini, negli anni della guerra, prese spunto da quella lapide per scrivere il suo “I Turcs tal Friúl”. Ora Maria Elisabetta Novello, nel quarantennale della morte del poeta, ha realizzato per i Colonos un’altra lapide, però costruita con la cenere: vi si trovano ripetute in sequenza le parole “ARMA” e “AMA”, parole potremmo dire assolutamente pasoliniane. Ben più di altri Pasolini è stato intellettuale armato, e la sua corazza era fatta di passione e di ideologia. Ma è stato anche visionario timido e sfrontato dell’amore, con tutti i suoi sensi. Poeta delle ceneri di Gramsci ha voluto esserlo anche di quelle di un mondo che andava scomparendo, per il quale ha amato e combattuto. Maria Elisabetta Novello con la sua opera ai Colonos riprende quei valori, ma li evidenzia con la precarietà stessa della cenere: perché nulla è più nobile di ciò che a ciglio asciutto fa i conti con la vita.
– Angelo Bertani
Installazione di Maria Elisabetta Novello
Cantiere aperto di Arti contemporanee